Il paesaggio rurale
Il paesaggio rurale dell'Etruria era ed è caratterizzato ancor oggi da un susseguirsi di zone collinose coperte da una fitta vegetazione boschiva e ricche di acque. Nella parte meridionale, alle colline si affiancano rilievi montuosi che circondano laghi di origine vulcanica.
La ripartizione del territorio fu alla base della nascita del popolo etrusco: i confini delle proprietà erano ritenuti sacri ed inviolabili, e accuratamente marcati da cippi in pietra. Le prime attività agricole consistevano nella coltivazione di grano, orzo, miglio, fave, lenticchie.

Il territorio ricco di pascoli si prestava anche all'allevamento: le specie più comuni erano i bovini, i suini e gli ovini, per l'alimentazione ed il lavoro; gli equini per il trasporto ed il combattimento. I contatti con la civiltà greca portarono molti benefici all'agricoltura: la rotazione delle colture; dal VII secolo a.C. la coltivazione della vite, che ebbe grande diffusione e produsse vini esportati in tutto il Mediterraneo; dal V secolo a.C. la coltivazione dell'ulivo.

Il territorio etrusco era celebre per la sua fertilità, questo accadeva per le sue caratteristiche geologiche e per l'intervento dell'uomo. Gli Etruschi furono infatti capaci di grandi opere di ingegneria civile, come acquedotti scavati nella roccia, cambiamenti del corso di fiumi, bonifiche di grandi tratti di territori costieri paludosi, una fitta rete di canalizzazioni per l'irrigazione, e di strade anche scavate nel fianco di montagne. La fauna dell'entroterra, lepri, cinghiali, uccelli, cervi, caprioli, che popolavano le regioni boschive, forniva abbondante cacciagione. Le foreste garantivano anche il legname necessario ad armare le flotte, e servivano per l'industria metallurgica come combustibile. Ricche di metalli, la regione delle Colline Metallifere e l'Isola d'Elba costituirono infatti una risorsa economica di grande valore per gli Etruschi, sia dal punto di vista commerciale che da quello militare. Per secoli nelle miniere localizzate nelle loro terre si estrassero rame, ferro, piombo, stagno.

I giochi atletici e gladiatori
Nelle zone rurali adiacenti alle città o ad aree sacre, si svolgevano, in strutture temporanee lignee di cui non ci è rimasta traccia, le gare atletiche ed i giochi gladiatorii. Per ognuno di questi eventi si radunava un folto pubblico composto di individui di ogni estrazione sociale, uomini e donne.
Di queste manifestazioni ci è rimasta nelle pitture tombali una vasta iconografia che ci consente di farcene un'idea precisa. Sotto la direzione di un giudice, la cui autorità era simboleggiata dallo stesso bastone ricurvo dei sacerdoti, il lituo, gli atleti gareggiavano negli sport più seguiti nelle antiche civiltà mediterranee. Il lancio del disco e del giavellotto, la lotta, il pugilato, la corsa, il salto in alto, il salto con l'asta, la corsa in tenuta da combattimento, la corsa a cavallo. Lo sport più seguito era però la corsa delle bighe, per cui la passione del pubblico raggiungeva livelli di vero fanatismo. Grandi onori erano concessi ai vincitori delle gare, che davanti ai magistrati della città ricevevano premi a testimonianza del loro valore atletico. Anche i giochi gladiatori dovevano richiamare un pubblico numeroso ed esigente. I combattimenti avvenivano all'ultimo sangue tra schiavi, in genere prigionieri di guerra, armati in fogge diverse ed addestrati in apposite scuole. Oltre i combattimenti uomo contro uomo, singoli o in squadre, erano frequenti anche i combattimenti di uomini contro animali feroci.

 

 
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