Gli Etruschi

Volsinii

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L’eredità
L’antica città di Volsinii, Velzna in etrusco, è oggi identificata con l’antica Orvieto, città che faceva parte della Dodecapoli, che ha lasciato molte tracce della presenza etrusca. Dell’antico centro etrusco sono rimasti vari reperti e testimonianze fra le quali una serie di necropoli, i resti di un tempio e una ricca serie di vasellame e oggetti di origine etrusca ora conservata nei musei della città.

La storia
Volsinii fu città di grande splendore e importanza all’interno dell’Etruria a partire dal VI secolo a.C. tanto che sia Livio che Valerio Massimo la ricordano come città ricca e opulenta. Il centro etrusco di Velzna basava la sua prosperità sulla lavorazione del bronzo e sulla produzione della ceramica. La stagione etrusca fu piuttosto lunga e caratterizzata da molteplici scontri con Roma nel corso del IV e III secolo a.C. Nel 264 a.C. un’insurrezione venne domata dopo un lungo assedio ad opera dei soldati del console Fulvio Flacco, molte ricchezze finirono a Roma. Volsinii venne rasa al suolo, la città distrutta e la popolazione deportata sulle alture sopra il lago di Bolsena, dando origine all’attuale Bolsena. Il ricco bottino finito a Roma comprendeva molte statue in bronzo, offerte votive agli dei. Agli Etruschi restò un’autonomia più apparente che reale, la libertà di esercitare il commercio e l’artigianato, ma non quella politica. I romani controllarono da vicino la produzione più importante, quella dei metalli, mentre la rupe su cui l’antica città sorgeva si spopolò a favore dei territori circostanti.

Le aree archeologiche

La città
All’ambito urbano apparteneva il Tempio del Belvedere, l’unico tempio etrusco oggi visibile, scoperto casualmente nel 1828. Risalente con ogni probabilità all’inizio del V secolo a.C., il tempio fu in uso fino alla prima metà del III secolo, se ne possono vedere oggi il basamento, la scalinata d’ingresso e le basi di quattro colonne, oltre ad alcune del perimetro. L’epigrafe che si legge su una coppa ritrovata in loco riporta il nome di Tinia, la maggiore divinità etrusca. Il Museo Faina di Orvieto conserva molti frammenti delle terracotte ornamentali che avevano rivestito il tempio.
Secondo la più recente critica, sul territorio dell’etrusca Velzana, sorgeva il Fanum Voltumnae, il santuario dedicato al dio etrusco Voltumnae, dove ogni anno si ritrovavano i principali rappresentanti della Dodecapoli etrusca. L’identificazione di questo centro della religiosità etrusca è stata a lungo dibattuta, ma oggi sembra molto verosimile che si trovasse nei dintorni dell’odierna Orvieto, gli archeologi lo collocano nella zona a occidente della rupe, in località campo della Fiera. Nella zona sono in corso degli scavi.

Le necropoli
Tutt’intorno all’abitato si estendevano le necropoli, che hanno restituito molti materiali. Fra queste quella del Crocefisso del Tufo, nome dovuto alla croce incisa nel tufo all’interno di una cappella rupestre nel 1500. Le tombe visitabili – circa una settantina – sono piccole e a camera, destinate a ospitare un nucleo familiare, realizzate con enormi blocchi di tufo. L’abbondante materiale dei corredi funebri (fibule, lance, specchi, ma anche vasi) ritrovato fin dal 1800 è finito in molti musei europei, e solo nel secolo scorso ha cominciato a confluire nel Museo Faina di Orvieto. Un altro settore del sepolcreto si può visitare nella parte opposta della città, è la cosiddetta Necropoli di Cannicella nome dovuto alla fitta vegetazione di canne. L’area comprende tombe più antiche rispetto a quelle della necropoli del crocefisso, alcune del VII secolo a.C. i cui reperti si trovano nel Museo archeologico di Firenze insieme a quelli di tombe più recenti, che arrivano fino al periodo precedente la conquista di Volsinii da parte dei Romani.

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